Dalla stecca più corta mai utilizzata in un incontro ufficiale al record di birre bevute durante un frame, passando per la più bizzarra squalifica comminata ad un giocatore. Cinque curiosità dal mondo dello snooker.
- Nel novembre del 1938 alla Thurston Hall di Londra Alec Brown è entrato nella storia dello snooker per essere il giocatore ad aver utilizzato la stecca più corta di sempre. Nel terzo frame del suo incontro alla Daily Mail Gold Cup contro Tom Newman, Brown si era ritrovato in una situazione molto fastidiosa. Dopo aver imbucato, la bilia battente era rimasta ingabbiata completamente tra le restanti rosse, lasciandogli soltanto uno striminzito spiraglio verso la nera, che era sul suo spot. Nello studiare attentamente il difficile colpo da giocare, Brown all’improvviso tirò fuori dal taschino del suo panciotto una penna stilografica. Il pubblico provò a chiedersi cosa stesse facendo il giocatore, e probabilmente in molti pensarono che stesse usando la penna per misurare la distanza tra la bianca e la nera. Tra lo stupore invece Brown gessò l’estremità posteriore della penna e riuscì a colpire la nera. Il chiacchiericcio del pubblico aveva inondato la sala, Newman subito protestò e l’arbitro Charlie Chambers andò immediatamente a chiedere spiegazioni. Chiese di vedere la “penna stilografica”, quella che Brown riteneva essere una stecca a tutti gli effetti come da regolamento. Era infatti un cilindro di avorio lungo 12,7 cm alla cui estremità, a norma di regolamento, era stato aggiunto un cuoietto. Dopo averla esaminata, l’arbitro la passò a Newman che, dopo averla osservata, se la ficcò immediatamente nel taschino dicendo: “Questa mi potrebbe servire.” Considerando che le stecche estremamente corte erano estranee allo spirito del gioco, e anche se non ufficialmente proibite, Chambers aggiunse sette punti a Newman. Fallo. Otto giorni dopo la Billiards Association & Control Council aggiunse al regolamento che una stecca non poteva essere più corta di 91,44 centimetri e che non poteva essere diversa dalla sua tradizionale forma.
- “Big” Bill Werbeniuk è stato uno dei giocatori di snooker simbolo degli anni ’80. Semifinale allo UK Championship, quattro quarti di finale raggiunti al Campionato del Mondo e capace di issarsi sino alla posizione numero 8 del ranking, Werbeniuk più che per i risultati era famoso per la sua stazza imponente e soprattutto per la sua capacità di bere. Al punto tale da far scucire alla Inland Revenue (l’agenzia delle entrate inglese dell’epoca) i soldi per pagarsi la birra! Werbeniuk soffriva di tremore essenziale e all’epoca i medici gli consigliarono di bere alcol per attenuarne i sintomi. Sfruttando questo cavillo, Big Bill riuscì a farsi detrarre dalle tasse l’equivalente di sei pinte di birra per ogni match giocato! Svariate furono le sue imprese in campo alcolico. Bevve settantasei lattine di birra in una partita in Australia contro John Spencer. Sfidò e sconfisse in un match/bevuta lo scozzese Eddie Sinclair, che non riuscì a terminare la quarantaduesima pinta. Dopo la vittoria Werbeniuk contento affermò: “Adesso posso andare al bar e farmi una bevuta coi fiocchi.” Nel gennaio nel 1990, dopo undici frame, undici bicchieri di whiskey e ventotto pinte, sconfitto da Nigel Bond, bevve un’intera bottiglia di whiskey “per annegare il dolore.”
- Spesso gli arbitri di snooker, soprattutto in tempi passati, quando utilizzare mezzi poco ortodossi poteva ancora andare bene, dovevano ingegnarsi in maniera creativa. Bisognerebbe chiedere al sei volte campione del mondo Ray Reardon che ha assistito ad un evento che oggigiorno sarebbe impensabile soltanto immaginare. Durante un’esibizione in un club a Leeds Reardon aveva chiesto la pulizia della bianca e nel frugarsi le tasche l’arbitro Ray Crook si era reso conto di aver dimenticato il suo marker. Soluzione? Crook non ci aveva pensato due volte, si era sfilato dalla bocca l’arcata inferiore della sua dentiera e in men che non si dica era stato in grado di segnare la posizione e ripulire la biglia. Denti e biglia combaciavano alla perfezione!
- Ancora oggi molti giocatori di snooker sono grandi appassionati ed esperti di altri sport. Atletica, calcio, golf e chi più ne ha più ne metta. Nessuno probabilmente riuscirà a superare però l’eclettismo dell’australiano Eddie Charlton. Divenuto professionista soltanto a 32 anni, dopo aver lavorato come minatore per parecchi anni, raggiunse due finali del Campionato del Mondo ed arrivò al numero 3 delle classifiche. Attivo per quasi trent’anni sul circuito internazionale, è stato senz’altro il giocatore australiano più forte fino all’ascesa di Neil Robertson. Ma prima di diventare un giocatore di snooker, Steady Eddie ha dimostrato le sue capacità con ottimi risultati in una miriade di altri sport. Ha giocato per più di dieci anni a calcio fino ad esordire nella massima seria australiana. Fu membro del team Swansea Balmont che vinse il campionato australiano di surf. Giocò a livello nazionale a rugby e a cricket, oltre ad eccellere nel canottaggio, nella boxe e nel tennis. Era anche un abilissimo pattinatore, nella specialità del pattinaggio di velocità a rotelle! Meritatamente nel 1956 fu uno dei tedofori nella marcia della fiaccola olimpica verso Melbourne.
- Alex “The Hurricane” Higgins nella sua carriera ne ha combinate di tutti i colori. Esempio puro di genio e sregolatezza, i suoi rapporti con la federazione ad un certo punto divennero alquanto tumultuosi. Ed essere multato o squalificato era quasi diventata la normalità. Senz’altro però la multa più bizzarra in carriera fu quella di mille sterline ricevuta nel maggio del 1982 per “svariate offese”. Una di queste trasgressioni fu quella di aver urinato in una fioriera di proprietà della BBC. La notizia sui giornali aveva addirittura oscurato la Guerra delle Falkland! Il produttore televisivo Mike Adley commentò così l’accaduto: “Che vergogna! Quelli erano fiori di plastica!”