Pubblicato lo scorso maggio e già considerato uno dei migliori libri sportivi del 2023, Unbreakable racconta la storia di Ronnie O’Sullivan senza filtri. Ecco l’ultima parte del capitolo speciale dedicato al rapporto tra il sette volte campione del mondo e l’allenamento. Un approfondimento affascinante sul modo di vedere le cose di Ronnie.

Godersi il momento è la chiave. Quando ho visto Usain Bolt correre nella finale delle Olimpiadi, potevi capire che stesse apprezzando ogni singolo momento nell’essere lì. Questo era il suo superpotere ed è lo stato mentale in cui ogni sportivo d’élite vorrebbe sempre essere. Bolt ha sempre avuto l’abilità, una volta sui blocchi, di accendersi. Steve Peter mi dice sempre di fare lo stesso. Dieci minuti prima di giocare, accenditi.
Ripeto ancora la stessa routine, bilia al centro del tavolo. Devo iniziare a sentirmi caldo.
Oh, questo è un brutto errore… Suono orribile. Assolutamente orribile. Punto d’impatto sbagliato e troppo tardi per correggere il tutto. Non ha senso rialzarsi e riposizionarsi a questo punto.
Un altro errore.
Altra sensazione terribile. Ecco dove inizio a sentire il panico. Non succede, ma mai dire mai.
Un altro errore.
Sembra che stia schiaffeggiando la bianca adesso. In ogni caso sempre meglio impattarla correttamente che imbucare in questo modo.
Questa invece l’ho sentita bene. Non male…
Micro-aggiustamenti ogni volta e ti puoi perdere in te stesso. Il problema è che non puoi mai vedere te stesso per come realmente sei. Mi sono reso conto di ciò quando ho letto il libro di Joe Davis “How I play snooker”. Incredibile come ci sia così tanta saggezza in un libro uscito nel 1949. Le lezioni al suo interno possono aiutarci ancora oggi. Lo so che è un po’ pazzo prendere ispirazione da un libro pubblicato prima della nascita di mio padre. Sarebbe come se Tiger Woods prendesse ispirazione dal punto di vista tecnico da Sam Snead o Sam Hogan. Mi ha colpito in maniera profonda.
Spesso non abbiamo l’abilità di valutare noi stessi in maniera oggettiva. Ricordo di aver battuto Barry Hawkins nella finale del Masters 2016 ed ero sicuro di aver giocato malissimo. Ero convinto di non aver meritato il successo. Ho chiesto a un amico che era lì a guardare. Mi ha detto che avevo giocato in maniera eccellente, ma l’ho ignorato perché pensavo di conoscere me stesso.
Cinque anni dopo stavo perdendo tempo su YouTube e mi è capitato di rivedere gli highlights di quel match. Non volevo guardarlo perché credevo che mi avrebbe depresso. Uno snooker-spazzatura che mi ha permesso di ottenere una vittoria fortunata. In ogni caso ho guardato il video lo stesso e sono rimasto sorpreso. Stavo giocando davvero bene, uno snooker di ottimo livello. Era come guardare un giocatore diverso in un altro torneo. La cosa più strana di tutte? Ho vinto quel match 10-1. Il più grande margine in una finale da me disputata. Come è possibile?
C’è una grande lezione per ognuno di noi in questa storia, nell’ossessionarsi sul cercare di rendere tutto ciò che facciamo perfetto. Ogni tanto bisogna soltanto ignorare il proprio senso di dubbio. Smettere di domandarci se stiamo facendo la cosa giusta o sbagliata. Un passo alla volta. Fate quel che dovete fare.
È troppo facile criticare noi stessi. Qualcuno altro sta facendo meglio di me. Non sto facendo ciò che dovrei nel modo giusto. Non riesco neanche a fare lo stesso che stavo facendo ieri. Magari sei in palestra e ti senti lento e stanco. Magari stai cucinando e la ricetta non assomiglia a quella in foto sul libro che hai usato. Sei in una riunione a lavoro e non riesci a dire la tua opinione.
A volte bisogna soltanto continuare sulla propria strada. Usare pesi più leggeri e finire le ripetizioni, servire a tavola un piatto non bello ma buono, riuscire a far valere i tuoi punti anche senza parlare. Superare il primo ostacolo e poi pensare al prossimo. Ciò non significa che non stiamo puntando alla perfezione, ma allo stesso tempo bisogna pensare alla propria felicità e portare a termine il lavoro. Trovate il vostro stato meditativo dove siete in grado di concentrarvi a dare il meglio di voi stessi. E ascoltate sempre l’opinione delle persone di cui vi fidate. A volte sono in grado di aprirci gli occhi su cose che noi stessi non riusciamo a vedere.
In ogni caso, sta iniziando a far freddo qui. È quasi mezzanotte, mia mamma sta già dormendo da ore. Nessun rumore dalla strada, tutti sono già a letto. Puoi percepire la viscosità della vernice sulle pareti della stanza, sentire il panno sul tavolo che sta già iniziando a essere più lento. Non perfetto per il gioco di posizione, i tavoli da competizione sono decisamente più veloci.
Dovete cercare di stare più bassi su ogni tiro. Questo è un altro segreto.
Così facendo diminuirete la distanza tra la bilia battente e quella oggetto. Se lo farete nella maniera corretta, vi sembrerà che la bianca sarà al di sopra della rossa a cui state mirando. Questo perché bianca, rossa e stecca sono tutte perfettamente in linea. Così il gioco diventa molto più semplice.
Bella imbucata, bella sensazione.
La potenza che si può applicare alla bianca? Questa deriva tutta da un preciso timing. Ci sono giocatori sul circuito che hanno potenza e timing e lo puoi percepire direttamente dalla loro impostazione. Se questa è corretta, allora ciò ti permette di far ciò che vuoi con le bilie. Nessuno colpisce meglio di Neil Robertson e questo significa che devo essere al 100% per il 90% della durata del match se voglio avere chance di batterlo. Se sono al 100% per l’80% del match, forse posso ancora batterlo, ma se scendo al 70%, sono sicuro di perdere. Sono convinto che il suo miglior gioco non sia del mio stesso livello rispetto al mio, ma lui è più consistente di me, quindi questo fa sì che il match sia sicuramente interessante. Posso vincere 10-7 o 10-8 ma non riuscirò mai a batterlo nettamente.
Poi ci sono altri che letteralmente combattono con la propria stecca e devono contenere la potenza se vogliono mantenere alta la precisione. Parlo di giocatori come Ken Doherty, James Wattana e forse Mark Allen. In un certo senso ciò li limita, ma allo stesso tempo sono in grado di migliorare altri aspetti del proprio gioco, diventando molto forti soprattutto dal punto di vista tattico. Quando un parziale diventa frammentato, loro si trovano sempre a loro agio. Non è proprio una bella sensazione giocare contro un avversario del genere. Preferisco sempre giocare contro qualcuno più naturale, perché sono in grado di contenerli.
È tempo di lavorare sulle mie imbucate da destra a sinistra. Oggi ho più problemi con questo tipo di giocate rispetto al passato. Quando ero piccolo, era più semplice, ma quando ho avuto i miei problemi, devo cercare di trovare una soluzione.
Bel colpo.
Set-up solido, tanto tempo nel caricamento. Posso aspettare, aspettare e aspettare e poi lasciar andare la stecca. Quando ero bambino questo succedeva tutto il tempo. Poi non sono più riuscito a farlo per più di sette anni. Il gioco all’improvviso è diventato difficile, anche se non me ne rendevo conto. Ecco perché ho avuto problemi a livello mentale.
Anche dopo tutti questi anni è sorprendente come un piccolo cambiamento può fare la differenza in maniera istantanea. Ecco perché questo gioco può renderti matto.
Ero sotto 3-1 contro Ricky Walden al Welsh Open all’inizio del 2022 e tutto mi sembrava andare male. Quindi ho iniziato a spostare il mio dito medio sulla mano del ponticello, spostandolo di 5 millimetri più vicino al mio indice e tutto ha iniziato a cambiare. La mano che uso di solito è la sinistra – è quella su cui creo l’incavo per far scorrere la mia stecca (di solito si imbuca direttamente grazie alla mano che si poggia sul panno quando si gioca bene. Steve Davis aveva un ponticello molto bello, probabilmente siete riusciti a immaginarlo solo leggendo).
Il dito medio diventa la mia linea-guida per il mio occhio, proprio come quando si mira in un fucile di precisione. Questo piccolo cambio ha trasformato il mio modo di giocare. Ho messo a segno break da 88 e 85, e ho pensato: “Se vinco questo match, vincerò il torneo.”
Se qualcosa può andare storto, lo farà. Gli Dei dello Snooker mi hanno guardato e hanno detto: “Ronnie, non vincerai questa partita, non questa volta.” Ricky ha giocato un gran tiro difensivo nel decider, ha poi preso in mano il gioco e siglato una serie vincente da 83 per eliminarmi. Ma da questo match in poi, questo piccolo cambiamento mi ha permesso di facilitarmi la vita. Aver spostato il dito medio mi ha permesso di vincere il Mondiale due mesi dopo a Sheffield. Una cosa così insignificante.
Quando trovi la forma giusta, ti senti trasformato. Tutto cambia.
Prima del Campionato del Mondo 2016 ero messo male. Ho sconfitto Dave Gilbert 10-7 al primo turno e dopo mi sono sentito sopraffatto dalle emozioni, lontano dallo stato di forma in cui pensavo di essere, sopraffatto da quanto questo sport può farti perdere la testa. Ho distrutto la mia stecca nei camerini e sbattuto il calcio contro il muro. Non riuscivo a parlare con nessuno, né con la stampa né con la tv. La World Snooker mi ha dato un richiamo ufficiale. Non puoi comportarti in questo modo. Non qui.
Quello che non sapevano era che avevo avuto una crisi di nervi. Ho lasciato il Crucible e sono tornato a Londra, direttamente all’ospedale Nigthingale di Marylebone. “Non ci riesco più”. È l’unica cosa che riuscivo a dire al dottore. “Ho bisogno di riposarmi.”
Mi hanno dato delle pillole. Lorazepam, simile al Valium. Una benzodiazepina, perfetta per curare l’ansia.
Non volevo prendere queste pillole all’inizio. Sono stato lì il lunedì, poi anche il martedì e il mercoledì. Non mi sentivo ancora abbastanza bene da solo riuscire a pensare a giocare a snooker. Quindi ho ceduto, preso la medicina e dopo mezz’ora stavo volando. Mi sentivo un uomo nuovo.
Sono tornato a Sheffield. Ho ripreso i resti della mia stecca, felice di aver spaccato soltanto il calcio, una cosa che per fortuna si può riparare, e sono stato introdotto poco dopo per giocare il mio match di secondo turno contro Barry Hawkins. Non ero un uomo nuovo. Ero sempre lo stesso, ma la paura e il panico erano andati via. Ho messo insieme 10 break superiori ai 70 punti, quattro centoni e realizzato quasi quattro volte i punti del mio avversario. Il problema era che quell’anno avevo giocato troppe esibizioni e pochi tornei, quindi non mi sentivo a mio agio nei frame spezzettati.
4-7, 8-10, 9-12 sotto, ma poi sono riuscito a forzare il decider sul 12-12. Sul 6-6 forse sarei riuscito ad avere la meglio, ma arrivati a questo punto lui era quello a sentirsi meglio. Ero entrato in gioco troppo tardi. Ma avevo riscoperto la magia. Mi aveva sconfitto per la prima volta in quattordici anni, soltanto per la seconda volta in tredici anni non arrivavo ai quarti al Crucible. Sono sicuro che se avessi vinto quel match, sarei riuscito a vincere il torneo.
Tornando a ciò che succede adesso. Tornando a questo tavolo, notte tarda in un quieto sobborgo pieno di gente che dorme. Perdo tempo quando sono qui. Questo va bene quando sei come me e hai sofferto di insonnia, quando hai paura di passare troppo tempo con te stesso.
Non voglio perdere la forma che avevo al Crucible nel 2022. Ma poi ripendo al Campionato del Mondo 2012 e a quanto bene mi sentissi dieci anni prima. Era spaventoso anche solo pensare a quanto fosse alto il livello del mio snooker. Non riesco ancora a spiegarmi quanto bene stessi steccando. Riuscivo a giocare ogni colpo. Dopo aver lavorato con Steve Peters per un anno, la mia testa era al punto giusto. Fino al 2011, giocavo bene una settimana e per sei invece da schifo. Da quando ho iniziato a lavorare con Steve tutto è cambiato. La consistenza ha preso il posto della frustrazione nella mia testa.
Adesso il gioco ricomincia da capo nella mia testa. Ripenso al 2012. Un nuovo pensiero entra nel mio cervello: forse è meglio che continui a concentrarmi sul mio gioco di adesso.
Pensa ad adesso, Ronnie. Questo è il tuo posto felice. Respira e fallo succedere.
Un’altra imbucata. Un’altra che mi fa sentire bene. Questo è un segno fantastico. Mi sento in completo controllo.
Sono più scientifico nel mio approccio rispetto al passato. Ma ancora non capisco cosa sta succedendo. In fin dei conti sono ancora un giocatore che dà peso alle emozioni.
Ma ci continuerò a lavorare. Continuerò a venire in questa stanza fredda, questo posto quieto. Perché è qui che sono in grado di sentire le mie emozioni.
Soltanto io, le bilie e il tavolo.
Ronnie O’Sullivan sull’allenarsi: il mio posto felice (pt.1)
Ronnie O’Sullivan sull’allenarsi: il mio posto felice (pt.2)
È possibile acquistare “Ronnie O’Sullivan: Unbreakable” qui (versione originale in inglese, ancora non disponibile in italiano)
Picture credits: WST