Pubblicato lo scorso maggio e già considerato uno dei migliori libri sportivi del 2023, Unbreakable racconta la storia di Ronnie O’Sullivan senza filtri. Iniziamo qui la traduzione di un capitolo speciale dedicato al rapporto tra il sette volte campione del mondo e l’allenamento. Un approfondimento affascinante sul modo di vedere le cose di Ronnie.

Porta principale, gira a sinistra e supera il salotto, passa attraverso la cucina e i suoi arrendi bianchi, lasciati alle spalle lo sgabuzzino sulla destra. Ecco come si arriva al mio tavolo da snooker a casa di mia madre.
Fa freddo e puoi percepire leggermente l’umidità. Una sera d’ottobre, poche le foglie rimaste sugli alberi. La rugiada fa capolino sull’erba del giardino. C’è nebbia tra le strade del quieto sobborgo.
Pareti pallide, tappeto beige e tende marroni tra le finestre e la porta del patio. C’è un tavolino all’angolo accompagnato da una singola sedia. Il verde del tavolo sfavilla, illuminato dalla lampada che penzola. Sponde marrone scuro, che si fanno più chiare soltanto in prossimità delle buche.
Mi piace qui. È qui che entro nel mio stato meditativo. È qui che mi calmo.
La mia ora preferita per venir qui è all’incirca alle 10 di sera. Puoi percepire che tutti stanno dormendo e tutto l’universo è in mano a me. Posso spegnere il telefono. Sedermi e mettere sul tavolino sigarette e posacenere. Senza rendermene conto in un attimo è già mezzanotte ed è una cosa che mi eccita, il modo in cui il tempo si comprime. Dormo sempre bene la notte dopo una serata del genere.
Questa “sala da snooker” è il mio posto felice. Non è messa a nuovo da ormai un po’ di tempo, il tavolo è un po’ pesante e puoi sentire l’umidità nella stanza. Se vuoi qualcosa da mangiare o da bere, basta andare in un minuto in cucina e vedere cosa mia madre ha lasciato nei contenitori di plastica in frigo. Mia mamma non riesce a buttar via il cibo. Pensa sempre a quando era giovane e stava insieme a mio padre, cucinava per tutti e nulla doveva essere sprecato.
Non importa qual è l’aspetto esteriore del posto. Qui sono io in pieno controllo. Nessuno viene qui e mi dice cosa fare. È tutto semplice qui. Il tavolo, le bilie, la mia stecca. Nessuna distrazione, nessun rumore, nessuna aspettativa.
Metto in fila delle bilie vicino alle buche di centro. Circa quindici o sedici, rosse e colorate insieme, non fa nessuna differenza. Ne ho solo bisogno per far numero. Non voglio camminare attorno al tavolo tante volte. Interrompe l’allenamento, il flusso di cui ho bisogno per sentirmi bene.
Metto in posizione la bianca sulla linea del baulk e le imbuco uno alla volta, un’imbucata dalla media distanza nelle buche d’angolo. Dovrei sempre mandarle giù, ma quello su cui mi concentro è come colpisco. È questo quello su cui voglio lavorare: la mia stance, la posizione della mia anca e del mio braccio. Come imposto il ponticello, quanto in basso sto scendendo sul tavolo. Se manco l’imbucata, può comunque andar bene. Guardo sempre dove finisce la bianca al termine del tiro e questo mi dà un’indicazione. Se si comporta bene, allora è tutto ok.
Tutti noi top-player abbiamo cose su cui lavorare. Io personalmente ho una tendenza nell’andare troppo in basso, quando voglio essere parallelo il più possibile rispetto al tavolo. Quest’esercizio mi serve per raddrizzare la mia steccata. Quando mi sento bene, quando colpisco come dovrei fare, posso dare sfogo alla mia creatività su che tiro fare. Ho più sicurezze su cosa fare.
A volte mi metto a pensare quando me ne sto seduto a fumare una sigaretta. Non sono così sicuro che questo sarebbe il mio posto preferito oggi se non avessi faticato così tanto con il mio gioco. Per tanto tempo ho avuto prolungati periodi di dubbio: sono molto più contento di essere qui quando tutto funziona. Sono consapevole però di poter aggiustare le cose quando invece tutto va male.
Proviamo una rossa in angolo. Finisce in buca, ma non provo soddisfazione nell’averla imbucata. Le mie anche non erano in posizione giusta, così come il mio ponticello.
Prossima bilia. Gessetto fuori dalla mia tasca, un’ingessata rapida, lo rimetto subito in tasca.
La sbaglio. Sbaglio anche la successiva, ancora peggio.
Anni fa sarei iniziato ad andare in panico a questo punto. Quando non colpisci bene la bianca, l’area della buca inizia a diventare sempre più piccola. Quello che sto cercando di fare a questo punto è portare il calcio della stecca esattamente al centro della bianca, in direzione della rossa, perfettamente in direzione del centro della buca. Quindi mi concentro sulla prossima.
Sento bene la stecca. Caricamento, pausa e poi direttamente attraverso la bianca.
Questa è andata sicuramente meglio. Ho sentito bene il colpo, sono riuscito a imprimere potenza, tenendomi perfettamente in linea. La pausa al termine del caricamento ti dà il tempo. Non porti semplicemente la stecca indietro e poi BANG. Non hai la giusta sensazione, perdi di compressione sulla bianca. La pausa ti aiuta a rallentare e, quando stai giocando bene, puoi prenderti un po’ più tempo, anche se non è una cosa semplice da fare. Ognuno porta la stecca indietro in maniera personale. Puoi essere robotico o farti guidare dal tuo talento naturale.
Questa l’ho colpita bene. Davvero bene.
É importante guardare la bianca tanto quanto la bilia che vuoi mandare in buca. Mi rendo conto di aver eseguito male un tiro quando la bilia battente “scivola”via sul tavolo dopo l’impatto, significa che il contatto non è avvenuto correttamente.
Brutto errore questo qui.
La rossa colpisce in pieno il ganascino. È qui quando inizi a dubitare di te stesso.
Tutto deve essere coordinato rispetto alla linea d’imbucata – braccia, corpo, ginocchia. Il tuo peso deve essere bilanciato. La stecca diventa parte del tuo corpo, come il tuo braccio o la tua testa.
Ecco un altro segreto per voi. Imbucate grazie alle vostre anche. Più riuscite ad avvicinarti al tavolo, più avrete la possibilità di controllare e imprimere potenza alla vostra steccata. È come il carico aerodinamico su un’auto che aiuta ad avere più aderenza sulle curve. Se i fianchi sono nella posizione giusta, sarete solidi e in controllo. Se inizio a sbagliare qualche imbucata di troppo, allora inizio a lavorare sul mio corpo.
Errore.
Non gli dò troppo peso. I miei fianchi sono nella posizione giusta, inizio a sentirmi più caldo.
Ingessa, mettiti in posizione.
Bella imbucata.
Quando hai bisogno di correggere alcuni dettagli del tuo gioco, ci vuole sempre un po’ per calibrarsi. Poi ti rendi conto di quando tutto inizia a girare per il giusto verso. Puoi sentirlo.
Prima di allenarmi oggi, ho affrontato qualche giorno fa in un match d’allenamento Barry Hawkins. È diventato complesso giocare perché mi sono reso subito conto che il mio braccio non andava come doveva. Ho dovuto fare dei cambi al volo, adattarmi e trovare soluzioni estemporanee.
Quanti incubi che ho avuto negli anni quando ero sicuro di sentire la magia e poco dopo l’ho sentita scomparire, pensando di non riuscire mai più a trovarla! Ho avuto bisogno di quattro frame contro Hawkins per iniziare a ritrovarla, ma alla fine tutto è andato bene perché sono riuscito a sbloccarmi e a girare l’esito del match. E Hawkins è un giocatore di altissimo livello. In quelle situazioni posso dire di riuscirmi a divertire.
L’ultimo tiro che ho fatto è quello che chiamo un brutto tiro. L’ho mancato, ma i miei fianchi erano nella posizione giusta, quindi mi sono reso conto che il problema era nel mio braccio. Se i tuoi fianchi non sono nella posizione giusta, tutto il resto non conta. Puoi avere braccio e ponticello perfetti, ma senza la giusta posizione dei fianchi… inutile anche solo provarci.
Adesso sento che sta arrivando…
Adesso mi sento eccitato, sento il fervore del piacere. Ho avuto bisogno solo di qualche tiro. Ovvio che non vuoi che ciò succede due giorni prima dello UK Championship o del Masters, a quel punto devi essere sicuro e partire dalla giusta base. Ma il desiderio è sempre con te, te lo porti dietro. Dopo il Campionato del Mondo 2022, ho lasciato Sheffield pensando di aver fatto bene, ma sono in grado di fare di meglio?
Quest’ultimo tiro si che mi ha fatto sentir bene. Oh, adesso mi sembra di giocare su un tavolo da pool. Tutto è così semplice.
Mi sento forte. Me ne potrei andare adesso sentendomi da Dio. Ma se poi decidi di andare via, inizierai a sentire la storia del giocatore che non si allena abbastanza e il rimorso può sempre rincorrerti in queste situazioni. Ci sono alcuni atleti che corrono un solo giro fortissimo, si sentono bene e non hanno bisogno di fare altro. Io personalmente preferisco fare come Cristiano Ronaldo e fare due ore-extra. Essere sicuro di ciò che faccio. Non lasciarsi sfuggire le sensazioni positive.
È possibile acquistare “Ronnie O’Sullivan: Unbreakable” qui (versione originale in inglese, ancora non disponibile in italiano)
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