Dopo una fase di stagnazione, gli anni ’70 videro un aumento di popolarità costante dello snooker. In questo interessante scritto di Clive Everton, parte del Park Drive Snooker&Billiards Alamanac, ecco una lucida analisi della vita per alcuni dei campioni dell’epoca. Da John Pulman ad Alex Higgins, un interessante ritratto di una fase determinante per il successo del gioco delle ventidue bilie.

Il pubblico ormai sta familiarizzando sempre più con le facce dei giocatori di snooker di prima fascia. Come un iceberg, però, la vita di un professionista è vissuta per sette/ottavi lontano da quella che è l’apparenza pubblica e anche quello che noi spettatori vediamo non è soltanto Pot Black e i tornei Park Drive.

Proprio i tornei stanno iniziando a occupare sempre più spazio per i giocatori, ma ancora oggi lo stipendio per un professionista è garantito da apparizioni pubbliche nei club in ogni regione della nazione. È normale per i giocatori di punta viaggiare per quasi 100.000 kilometri all’anno da soli in macchina. E ancora di più lo è anche trovare imprevisti lungo la strada.

John Pulman, un maestro nel prenderla con leggerezza in una categoria in cui ciò non è solo consigliato ma necessario, ha un innato senso dello humour. Le sue parole fanno capire molto.

 “Eccoti. Hai appena guidato per centinaia di kilometri tra nebbia, pioggia o neve. Destinazione raggiunta: una viuzza sconosciuta di un posto in cui non sei mai stato prima d’ora.”

“Ti imbatti in un passante e provi a chiedergli dove andare. Ovunque tu ti trova, senza distinzioni, ti risponderanno: “Vai verso l’orologio” oppure “Devi passare il municipio.”

“Per ben più di cinque minuti devi provare a farti un’idea di quello che ti stanno dicendo. Poi invariabilmente finirai per andare nella direzione opposta, allontanandoti almeno di 5 km dal posto in cui devi arrivare. Quando finalmente poi arrivi in sala, hai freddo e sei incazzato. Tutti pretendono che tu ti tolga il cappotto e realizzi subito un centone.”

“Nonostante tutto, ti giochi le tue carte e alla fine sai che puoi riuscire a intrattenere il pubblico. Ma a volte capita che tu abbia bisogno dei tacchi per poter arrivare al tavolo. Oppure ti ritrovi a dover aver a che fare con delle sponde che stan lì soltanto per non far cadere le bilie per terra.”

“Quando devi fronteggiare queste condizioni, ti senti da schifo. C’è gente che è venuta lì per vederti fare un centone e tu invece sei consapevole che fare un 50 è come un miracolo.”

A casa di John Spencer la colazione viene sempre servita tardi. Nel bungalow di Radcliffe la padrona di casa è senza dubbi sua moglie Margot. John passa gran parte del suo tempo a girovagare tra i club del Nord dell’Inghilterra. Quando gli è possibile cerca di tornare a passare la notte a casa. In ogni caso, nelle prime ore del mattino è quasi sempre di ritorno.

“Quando finisco un’esibizione, resto sempre del tempo in più e non affretto mai il passo quando devo andare via. Penso che lo debba a tutte le sale che ripongono fiducia in me. Dare la possibilità a chiunque di fare due chiacchiere sullo snooker o bere qualcosa insieme è la parte sociale del mio lavoro e a me piace.”

“Una delle più grandi forze di questo gioco è che lo snooker è uno sport del popolo e noi giocatori non siamo come le irraggiungibili star hollywoodiane. Noi siamo come loro: abbiamo l’intelligenza e la scaltrezza di grandi maestri di scacchi ma allo stesso tempo siamo tipi alla mano che non hanno problemi nel fare una battuta.”

Spencer a volte è costretto a girare club dopo club per intere settimane. Questo, agli inizi, ha signifcato trascorrere giornate noiose in città noiose. Dormire fino a mezzogiorno, passare il pomeriggio in un cinema deserto per poi prepararsi in serata all’evento. Ecco come funzionava.

Oggi però Spencer ha amici in ogni posto nell’intero paese e il fatto che sia ormai considerato uno degli interpreti principi della specialità ha fatto sì che la sua modesta bolletta telefonica si ingigantisse in maniera spaventosa. Tutti vogliono vedere giocare un campione del mondo.

Ray Reardon è il “Re Viaggiatore” del Summer Pontins, una serie di campeggi estivi su più location tra le più gettonate dell’intero Regno Unito. Se Spencer gioca un solo giorno a settimana a Southport, Morecambe e Prestatyne, Reardon inizia da Lowestoft e lavora quotidianamente per più di un mese fino a Brean Sands, vicino Bristol.

“La cosa che mi piace di più dello snooker in campeggio è il fatto che anche nelle giornate più calde dell’estate chiunque si accalca per vedermi giocare all’interno. Si creano folle oceaniche di vacanzieri. Quindi non puoi pretendere lo stesso livello di conoscenza di chi viene a vedere un torneo professionistico. Sono abituato, ad esempio, a vedere spuntare all’improvviso i ragazzini che gattonano sotto il tavolo.

Una volta, poco dopo aver realizzato un 147, ero sicuro di essere molto vicino a realizzarne un altro. Ma dopo aver imbucato dodici mani di rossa-nera, mentre stavo per mandare giù una non impossibile rossa dalla media distanza, ho sbagliato perché dalla buca è apparsa la testa di un bambino.”

Rex Williams e Fred Davis viaggiano ormai da tempo insieme per una serie di esibizioni per il birrificio Watney, dove ad accompagnarli in veste di arbitro-intrattenitore c’è Sydney Lee. Rex, che è il proprietario di un serie di sale nelle Midlands, approfitta di questi viaggi anche per promuovere la sua altra azienda, Powerglide, che si occupa della produzione di stecche. A differenza di Sydney e Fred, Rex è famoso per essere uno scommettitore mediocre. Le carte non sono di certo il suo forte.

Una volta, dopo che Sydney aveva già lasciato il tavolo, Rex fu tentato di chiedere qualche consiglio. Poco dopo Fred chiese come era andata con la fortuna e le carte. “Ho avuto un pizzico di fortuna” “Che significa, Rex?” “Non sono stato il peggiore al tavolo perché seduto affianco a me c’era un tizio che non giocava.”

Quando Alex Higgins arriva in città, la prima cosa che fa è controllare qual è il tavolo a lui più vicino. Gli altri professionisti raramente si allenano durante il giorno quando viaggiano per esibizioni. Normalmente lo si fa quando si è a casa. Per Higgins è diverso.

Tutti i professionisti amano lo snooker, ma Higgins è ancora in quella fase per cui è normale spendere sette/otto ore a giocare, anche quando gli pagano un’esibizione. Può sembrare strano, ma Higgins vive per il suo lavoro. Per lui ancora non è arrivata quella fase in cui si deve lavorare per vivere.

Una perla dal passato: Ray Reardon vs John Spencer @ Park Drive 600, 1971

Sull'autore

Marco Staiano

Sogni, speranze e illusioni celati in ventidue bilie colorate.

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