Andiamo alla scoperta delle affascinanti origini dello snooker. Grazie allo storico Peter Ainsworth, che ci ha concesso la possibilità di tradurre in italiano la sua ricerca, esploreremo in dettaglio la nascita e lo sviluppo del gioco delle ventidue bilie. In questo viaggio, ci imbatteremo in figure leggendarie come Neville Chamberlain e Compton Mackenzie, le cui storie sono indissolubilmente legate al mondo del panno verde.
Il gioco dello snooker fu inventato da Neville Chamberlain nel 1875. E questo lo sanno tutti. O almeno questa è la teoria che oggigiorno la maggior parte delle persone accetta comunemente. Ma prima del 1938 si credeva che un certo “Colonello Snooker”, appartenente all’Artiglieria Reale, avesse reso popolare il gioco.Poi giunse il memorabile giorno quando Sir Neville Francis Fitzgerald Chamberlain finalmente rispose all’ennesima lettera che speculava sulle origini del gioco, decidendo di rivendicare il suo diritto con una pubblicazione sul ‘’The Field’’ il 19 Marzo 1938.
Apparentemente, questa reazione nacque da un’altra rivendicazione pubblicata sulla stessa rivista, che asseriva che il gioco fosse stato invetato al “The Shop”, termine usato per descrivere l’Accademia Militare Reale di Woolwich. Neville Chamberlain attese sorprendentemente un lungo periodo di tempo prima di rivelarsi come il padre del gioco. Nonostante una costante speculazione sull’argomento sin dal giorno in cui lo snooker divenne popolare in Inghilterra verso la fine del 1880, Chamberlain attese fino al suo ottantatreesimo anno di età per rivelare che fu lui a creare il gioco nel 1875, ovvero ben 63 anni addietro!
Tuttavia emergono alcune serie incongruenze nel racconto fornito da Chamberlain che meriterebbero un maggiore approfondimento.
I primi riferimenti
Il primo riferimento contemporaneo allo snooker che può essere accuratamente datato viene dalla pubblicazione settimanale dello ‘’Straits Times’’ (Singapore) del 25 ottobre 1884. Questo riproduce una lettera con data non menzionata pubblicata tempo addietro sul “The Englishman’’.
“Un corrispondente di Darjeeling invia una copia del regolamento di un nuovo gioco chiamato “Snookere”. Questo presto soppianterà sia il gioco del Pool che del Pyramids in ogni club e sala di ricreazione di tutte le provincie settentrionali. La sua nomenclatura indicherebbe un’origine d’oltre oceano, ma il nuovo gioco era arrivato da Ootacamund a queste ventilate latitudini, ed era subito diventato molto popolare presso i giocatori di ogni ordine e grado.”
Nonostante la straordinaria lungimiranza dell’autore, l’articolo sullo ‘’Straits Times’’ non fornisce una descrizione dettagliata del gioco. Ma un altro racconto più dettagliato di un gioco chiamato “Snookers” appare in una lettera scritta il 2 febbraio 1886 dal capitano F. Sheldrick una volta attraccato a Calcutta. Questo anziano marinaio era il comandante della S.S. Oriental, un piroscafo passeggeri e da carico che operava per la British India Steam Navigation Company su una regolare rotta costiera da Rangoon a Madras. In questa lettera egli riporta la sottostante descrizione di un gioco già popolare nel suo club di Rangoon (Birmania), che a quel tempo era direttamente sotto il controllo dell’esercito britannico in India :
“Nel nostro club di Rangoon giochiamo a Snookers, un gioco di prima qualità, molto divertente, soprattutto se si viene snookerati <sic>. Si gioca nello stesso modo dello Shell-out, ma vengono aggiunte delle bilie colorate: gialla, marrone, verde e nera. Se si imbuca la gialla vale il doppio di una normale “vita”*, la marrone il triplo, la verde quattro volte, e la nera cinque volte. Ovviamente si deve imbucare una biglia rossa prima di poter giocare una delle altre colorate.
A volte capita di colpire una di queste colorate e si incorre nella penalità pari al valore della bilia stessa. Il fallo sarà quindi di 2, 3, 4 o 5 punti. Dovresti iniziare a giocare a questo gioco, vecchio mio, e credo che diventerà di primordine presso molti giovani. È proprio come lo Shell-out. Soltanto che queste altre bilie vengono rimesse sugli spot dal centro del tavolo.”
L’elemento di gioco d’azzardo implicito nel gioco descritto da Sheldrick fornisce un indizio sul motivo della sua rapida ascesa in popolarità. Immaginate di giocare oggi una partita di snooker con 10 partecipanti ed essere pagati £1 da ciascuno per ogni punto segnato! La variazione del valore delle bilie attirava sia i giocatori più abili che i più fortunati. Ciò gli permetteva di essere eguagliato da nessun altro gioco di Pool praticato a quel tempo su un tavolo da biliardo.
Anche questa strana versione mostra delle caratteristiche che la ricollegano chiaramente al gioco moderno, in cui si usa una “piramide” di rosse e si aggiungono altre bilie gialle, marroni, verdi e nere, che i giocatori mettono sui cosiddetti spot dal centro del tavolo. Altri riferimenti indicano che il capitano Sheldrick giocava a questo gioco già nel 1884, quando altri membri dell’esercito britannico in India lo praticavano altrove.
Il primo riferimento affidabile al gioco dello snooker giocato in Inghilterra deriva dalla promozione del gioco, insieme a una serie di regole, introdotta dalla Burroughes & Watts nel 1889 e riprodotto in un libro del Magg. Gen. A. W. Drayson, che è facilmente riconoscibile nel gioco moderno. Drayson dice: “Questo gioco, che non è ancora conosciuto da tutti, o molto giocato, è una divertente estensione del Pyramids “.
Il gioco di Chamberlain
La somiglianza dei giochi di cui sopra con la versione giocata oggi è importante. Bisogna infatti considerare che quello descritto nella lettera di Chamberlain a ‘’The Field’’ non è nemmeno lontanamente simile allo snooker moderno. Descrivendo gli eventi accaduti nella mensa degli ufficiali dell’11° reggimento di fanteria (North Devonshire), a Jubbulpore nel 1875, egli afferma:
“Un giorno ho pensato che il gioco del Black Pool, a cui giocavamo di solito, sarebbe migliorato se avessimo messo sul tavolo un’altra bilia colorata oltre a quella nera. Questa intuizione si rivelò un successo e, a poco a poco, le altre bilie colorate di valore maggiore non tardarono ad arrivare.”
Qui sussiste un dilemma fondamentale che richiede una comprensione dei tipi di gioco praticati sul tavolo da biliardo a quel tempo. Accanto all’English Billiards il gioco più popolare era il “Pool”. Questo deriva in realtà dalla prima forma dell’English Billiards, che aveva solo due bilie (nessuna rossa). Oni giocatore aveva a disposizione una bilia e l’obiettivo era cercare di mandare in buca quella dell’avversario.
Il Pool era (nel 1875) un gioco che coinvolgeva regolarmente fino a una dozzina di giocatori, ognuno con la propria bilia battente, che si alternavano nel tentativo di mandare in buca quella degli altri rispettando una rotazione prestabilita. Quando la propria bilia veniva imbucata, i giocatori perdevano una “vita” e pagavano una penalità in denaro. Dopo aver perso un certo numero di “vite”, un giocatore veniva eliminato dal gioco.
Per differenziare le bilie di ogni giocatore, gli organizzatori inizialmente le numeravano (a matita) e poi le coloravano con una tintura. La gamma di bilie colorate e la sequenza con cui i giocatori le usavano era inizialmente: Bianca, Rossa, Gialla, Verde e Marrone. Successivamente, gli organizzatori aggiunsero a questa serie le bilie blu, rosa e nera, introdotte più o meno in quel periodo. Si potevano quindi aggiungere altri giocatori al gioco ricominciando questa rotazione di colori con le bglie contrassegnate da una “croce” o da un “punto”. Il gioco ha avuto nel tempo diverse varianti. Tra queste, c’era il “Black Pool” menzionato da Chamberlain. Questo differiva dal gioco-base solo per il fatto che la bilia nera era neutra. Veniva piazzata sullo spot centrale e un giocatore aveva il diritto di tirarci contro solo dopo aver imbucato la bilia assegnatagli.
Da ciò risulta evidente che ci sono due problemi principali con la descrizione di Chamberlain sulla nascita e sullo sviluppo del gioco dello snooker. In primo luogo, non viene utilizzata una singola bilia battente. Ogni giocatore infatti può usare tutte le bilie sul tavolo come bilia battente, ed in secondo luogo non c’è alcun riferimento a un gruppo di bilie rosse. Si può supporre che le rosse siano state aggiunte in seguito. Se Chamberlain non avesse affermato che le bilie aggiunte avevano un “valore maggiore” e, significativamente, se i giocatori avessero già stabilito la bilia rossa nella sequenza del Pool, dato che era il primo colore utilizzato nella sequenza standard.
La variante Pyramids
Nel 1875 si giocavano molte altre varianti del Pool, che si distinguevano per il principio di base per cui ogni giocatore usava la propria bilia battente. Tuttavia, esisteva anche un gioco completamente diverso chiamato “Pyramids”. Consisteva nell’utilizzo di 15 bilie rosse piazzate a forma di piramide, posizionte nella stessa posizione dello snooker moderno. I giocatori si alternavano a turno, utilizzando una sola bilia battente, nel tentativo di mandare in buca le rosse. Lo stesso gioco veniva talvolta chiamato “Shell-out” quando erano coinvolti più di due giocatori. Questo è esattaemente il gioco che il capitano Sheldrick menziona nella sua lettera. Pyramids, o Shell-out, ha le due caratteristiche di base mancanti dal gioco descritto da Chamberlain: la singola bilia battente e le rosse raggruppate a forma di piramide. Non ci può essere alcun dubbio che il gioco si sia evoluto da quest’ultimo e non dal Black Pool.
Il collegamento a Compton Mackenzie
Allora perché le persone non misero in discussione in modo più specifico l’affermazione di Chamberlain al momento della sua prima pubblicazione? La risposta è che questa ricevette un supporto molto influente dal famoso autore e drammaturgo Compton Mackenzie. Poco dopo che la lettera di Chamberlain apparve sul “The Field’’, Mackenzie scrisse al ‘’The Billiard Player’’, autorevole rivista del tempo, confermando l’affermazione e non lasciando dubbi sul fatto che fosse pienamente supportata, descrivendola come “prova incontrovertibile”.
La lettera, apparsa nel numero di aprile 1939 della rivista, ricevette un’analoga approvazione da parte dell’editore Harold Lewis, chiudendo efficacemente in questo modo la discussione. Mackenzie ritenne prudente cambiare le parole nella lettera originale di Chamberlain pubblicata su “The Field”. Invece di “altre bilie colorate di valore più alto” riportò “altre bilie colorate di diverso valore furono gradualmente aggiunte”.
Non è inconcepibile che Mackenzie sapesse esattamente cosa stava facendo nel modificare l’unico passaggio del racconto originale di Chamberlain che cambiò. Mackenzie aveva senza dubbi una buona conoscenza del mondo del biliardo. Egli possedeva infatti un tavolo sull’Isola di Barra, nelle Ebridi, dove intratteneva regolarmente gli amici con una partita di “Indian Pool” più comunemente noto come “Slosh”. Ma siamo sicuri che Compton Mackenzie abbia fatto delle ricerche storiche? Era egli soddisfatto semplicamente dell’autenticità della teoria?
Bene, forse, ma se così fosse, di certo non vi dedicò molto tempo. Nella sua autobiografia, Mackenzie afferma di essere venuto a conoscenza della richiesta solo all’inizio del 1939, quando John Bisset, presidente della Billiards Association & Control Council, gli fornì i dettagli. Chamberlain aveva apparentemente scritto alla BA&CC per registrare la sua richiesta. I documenti erano rimasti sulla scrivania di Bisset per un po’ di tempo mentre si chiedeva cosa farne.
Bisset invitò Compton Mackenzie a presentare il trofeo al vincitore del World Professional Snooker Championship presso la Thurston’s Hall il 4 marzo 1939. Poco dopo gli consegnò la lettera di Chamberlain che, secondo lui, avrebbe fornito a Mackenzie un certo interesse per il suo discorso.
C’è una possibilità che Mackenzie avesse almeno intrattenuto una conversazione con Chamberlain. Nella sua autobiografia si può leggere: “Sono stato in grado di promettere al vecchio veterano che avrei raccontato i fatti veri”. Tuttavia, questo incontro epocale con una delle persone più famose d’Inghilterra non sembra essere un ricordo concreto per i suoi eredi. I discendenti di Chamberlain hanno rivelato che, sebbene conoscano la sua affermazione di aver inventato lo snooker, la storia di un incontro con Compton Mackenzie, se mai è avvenuto, si è persa.
Questa apparente mancanza di indagini sull’affermazione non scredita totalmente il racconto di Mackenzie, ma certamente solleva alcune domande su quanto si possa considerare “incontrovertibile” la sua prova.
Trovate qui un’enorme quantità di materiale sulla storia del biliardo nel Regno Unito – grazie ancora a Peter Ainsworth per averlo resto disponibile gratuitamente.