Vent’anni dopo il suo esordio nel Regno Unito, il giornalista John Dee intervistò Perrie Mans, finalista al Campionato del Mondo nel 1978. Il giocatore sudafricano, famoso per le sue imbucate dalla distanza e la poca consistenza nel gioco di serie, conquistò il Masters nel 1979. Nella traduzione di questo articolo proviamo a scoprire qualcosa in più sull’ottantaduenne di Lichtenburg, personaggio unico e decano dello snooker africano.

Perrie Mans era campione sudafricano quando fu invitato per la prima volta a Pot Black nel 1977. Era senza dubbi uno dei meno accreditati al successo, vista la presenza di altri 11 giocatori di prima fascia. Dopo aver sconfitto Fred Davis, Ray Reardon e Willie Thorne, sconfisse 90-21 in finale il gallese Doug Mountjoy. Così tutti conobbero il mancino di Johannesburg.

Il suo vero nome è Pierre. Tutti lo chiamano Perrie. Il cinquantaseienne sudafricano si è ritirato ufficialmente nel 1986, ma è ritornato quest’anno nel Regno Unito, seppure per sole 72 ore, per prendere parte alla Goodwood House al Seniors Pot Black. Il torneo si disputa su un solo frame in quella che un tempo era la dimora del Conte di March.

Mans, finalista nell’edizione 1978 del Campionato del Mondo, sconfitto da Ray Reardon, ha affrontato Joe Johnson per un posto tra i migliori 8. “Il mio allenamento prima di arrivare è consistito in un solo frame disputato in cinque anni e qualche bilia imbucata prima di prendere l’aereo per l’Inghilterra.” Perrie ha percorso quasi 20.000 kilometri per disputare soltanto un altro frame, visto che Johnson, futuro vincitore della competizione, si è imposto con il punteggio di 87-30.

“Al momento il mio collo non è nelle migliori condizioni e devo sicuramente fare qualcosa a riguardo se sarò invitato a giocare di nuovo tra i Seniors in futuro.” Il sudafricano, ritornato in Inghilterra a distanza di undici anni dall’ultima volta, si è aggiudicato in carriera il Masters nel 1979 e il torneo Pot Black nel 1977.

“Ritornare qui è stata una fantastica opportunità per incontrare amici che non vedevo dalla metà degli anni ’80. Non mi sarei perso quest’occasione per nulla al mondo. Se devo essere onesto però, non ho nessun rimpianto nella mia carriera. Mi sono ritirato nel momento giusto. Non è divertente vivere nella propria valigia, vagando di città in città. Non puoi giocare bene a snooker quando hai il pensiero costante di dover organizzare viaggi, prenotare hotel e così via.”

“Quello che mi resta sono senz’altro bei ricordi. Il più bello di tutti è la finale del 1978, senza dubbi. Credo sia stato un qualcosa di speciale, a volta non mi rendo conto di essere riuscito a fare qualcosa del genere.” Mans passò a condurre 18-17 contro Ray Reardon, prima di essere sconfitto 25-18, in quella che fu la seconda finale disputata al Crucible Theatre. Il sudafricano sconfisse il campione in carica John Spencer, Graham Miles e Fred Davis nel suo percorso verso l’atto conclusivo.

Dopo quel risultato, però, Mans non arrivò mai più nemmeno agli ottavi, decidendo di ritirarsi dopo essere stato sconfitto 10-3 da Doug Mountjoy nel 1986. Suo padre Peter fu un ottimo giocatore, capace di arrivare ai quarti di finale del Campionato del Mondo nel 1950. Mans è stato tredici volte campione nazionale, oltre ad aver raggiunto la posizione numero 2 delle classifiche nella stagione 1978/1979. Dopo essere uscito dai top-16 nel 1983, Perrie non riuscirà mai più a ritornare a quello stesso livello.

Mans oggi vive a una ventina di chilometri da Johannesburg, insieme a sua moglie Esther. La coppia ha quattro figli – tre femmine e un maschio- tutti sposati, e cinque nipoti. In passato l’hobby prediletto di Mans fu quello di allevare piccioni, anche se oggi non lo è più. Il sudafricano adesso si occupa di pappagalli, fringuelli, cacatua, parrocchetti e cocorite. Le sue voliere oggi ospitano più di 400 volatili.

Per anni Perrie ha anche collezionato auto sportive americane di grossa cilindrata, come Falcon GT, Stingray e Chevrolet. Oggigiorno ne ha 11, dal valore di circa 150.000 sterline. “A volte uso una macchina diversa a settimana, ma mi capita di non prenderne una anche per anni. Soltanto cinque sono a casa mia, le altre sono divise tra casa di mia figlia e il mio negozio. Sono davvero divertenti da guidare.”

“Sono ancora attivo nel mondo del biliardo, visto che importo prodotti e accessori per snooker e pool. Però non gioco quasi mai, a meno che non mi invitino in qualche evento, come mi è capitato adesso nel Regno Unito.”

“Voglio chiarirlo, non sono tornato solo per giocare un singolo frame. Questa è stata una vera e propria rimpatriata per me. Ho deciso di fare tutti questi chilometri per incontrare vecchi amici, soprattutto quelli contro cui ero solito giocare, e per persone come John Smyth e John Williams.”

“I vecchi tempi erano eccitanti. Il mondo dello snooker era affascinante, come lo è ancora oggi. La differenza principale sta nel fatto che non c’erano giocatori come Stephen Hendry, che fanno sembrare il gioco così semplice. Il suo arrivo sulla scena coincise con il mio ritiro, per fortuna.”

“Al momento non riesco a immaginarmi un torneo in Sud Africa. Da quando c’è il nuovo governo, la pianificazione delle tv è cambiata e al momento si sponsorizzano sport come calcio o boxe. Lo snooker è visto come un passatempo da bianchi. Questo è il vero problema. Il nostro campione nazionale, per quanto assurdo possa sembrare, è un indiano, Hitesh Naran, che ha anche rappresentato il Sud Africa durante la scorsa World Cup a Bangkok.

“Francois Ellis e Robbie Grace, due ex-professionisti, sono ancora coinvolti nel mondo dello snooker e Ellis gioca ancora molto bene. Ci sono anche alcuni inglesi qui, arrivati con l’idea di portare a casa un po’ di soldi.”

Mans, famoso per non essere un prolifico giocatore di serie, era considerato un maestro delle imbucate dalla distanza. Proprio questa sua caratteristica di gioco rendeva il mancino di Johannesburg un giocatore molto temibile e complesso da affrontare, come forse ben ricordano Reardon, Thorburn o Higgins. Furono proprio questi tre i giocatori sconfitti da Mans quando si aggiudicò il Masters nel 1979.

Chissà se questa apparizione sarà l’ultima di Pierre Mans.

Il resoconto della carriera di Perrie Mans su CueTracker

Sull'autore

Marco Staiano

Sogni, speranze e illusioni celati in ventidue bilie colorate.

2 Commenti

    Complimenti per i tuoi articoli ,..e’ giusto ricordare campioni del passato ..
    Lo snooker e’ eterno ..

      Grazie Tiziano! Ci sono tante storie non raccontate in cui si percepisce quanto lo snooker sia eterno, proprio come dici tu. Noi ci proviamo a raccontarle.

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